“Bliss point” e quell’irresistibile voglia di…

Diciamo subito che parliamo di piacere, sì, ma di quello legato agli alimenti. Il “bliss point”, letteralmente tradotto come “punto di beatitudine” sta a delineare il giusto equilibrio tra zuccheri, grassi e sale che l’industria alimentare studia dettagliatamente per creare un prodotto commerciale talmente perfetto da stimolare il piacere sino ad una sorta di assuefazione o pseudo dipendenza, tanto da renderne difficile cessarne il consumo.

Facciamo un passo indietro; l’uomo, per una legge evoluzionistica, ha innato il cosiddetto “sistema di ricompensa” che lo motiva a ripetere azioni necessarie per la sua sopravvivenza, come cibarsi, bere, assolvere ad impulsi biologici di natura sessuale, producendo in cambio delle sostanze che gli generano benessere quali dopamina e serotonina. Il sistema della ricompensa quindi ripaga con il benessere, la soddisfazione e l’euforia un’azione naturale che abbiamo portato a termine.

Peccato che questo tipo di circuito si sviluppi allo stesso modo sia per stimolazioni naturali, sia per quelle artificiali, come avviene nella tossicodipendenza e nell’alcolismo. Ugualmente l’industria alimentare sfrutta il medesimo sistema di ricompensa: si tratta di un’attenta ricerca, di un preciso lavoro di laboratorio atto a stabilire la miscela di ingredienti che, precisamente dosati, producono la massima risposta di piacere nel consumatore:

  • Lo zucchero oltre ad addolcire aggiunge volume e consistenza
  • I grassi esaltano la sensazione al palato
  • Il sale potenzia il sapore

Il calibrato mix di questi ingredienti è in grado di generare un’esperienza sensoriale unica, difficile da controllare ma destinata ad esaurirsi rapidamente, così come la dopamina rilasciata. La fregatura sta nel fatto che tale molecola non ha la capacità di venir accumulata, ma viene degradata in pochi minuti. Saremo per tanto spinti alla ricerca della situazione che ha generato tale sensazione di estremo piacere, quindi a mangiare altro cibo spazzatura, andando incontro a quello che è il fenomeno dell’assuefazione. Per avere la stessa quantità di piacere dovremo mangiare quell’alimento in quantità maggiori e/o più frequentemente, ed è così che nasce la dipendenza.

Per contrastare questo meccanismo, il tentativo da parte nostra deve essere quello di riscoprire i gusti semplici legati alla nostra tradizione culinaria e allo stesso tempo evitare quanto più possibile le lunghe liste di ingredienti indecifrabili che determinati prodotti possiedono.